La paura di prendere una posizione

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Quando gestisci un'attività o un’azienda arriva sempre il momento in cui devi prendere una posizione netta. Non puoi evitare queste situazioni e sinceramente neanche ti conviene perché niente ti avvicina al tuo cliente ideale come esprimere con forza e passione i principi sui cui si basa la tua attività.



Hey hey ben ritrovati e benvenuti nella puntata numero 47 del podcast Comunicare per Connettere. La pillola di online marketing è un po' diversa. Parleremo di perché è importante prendere una posizione e non sono avere un posizionamento!

Quando gestisci un'attività o un’azienda arriva sempre il momento in cui devi prendere una posizione netta. Non puoi evitare queste situazioni e sinceramente neanche ti conviene perché niente ti avvicina al tuo cliente ideale come esprimere con forza e passione i principi sui cui si basa la tua attività.

A cominciare dal branding. Già nella definizione della tua mission dovresti essere molto specifico e avere in mente quali problemi vorresti risolvere, chi e perché dovrebbe scegliere proprio te. Questa chiarezza, solo apparentemente semplice, è fondamentale! E se il resto, la tua offerta, la tua comunicazione, le decisioni e le scelte strategiche che prendi e che porti a termine, partono da qui, il tuo cliente ideale ti riconoscerà e sarà felice di averti trovato. Si, non andrai bene a tutti, ci sarà chi proprio non ti amerà, ma va bene così!

So che la tentazione di mimetizzare e ammorbidire le proprie convinzioni per farle andare bene a tutti (leggi: nessuno!) è forte per paura di perdere qualche, o anche tanti, “clienti”, ma il prezzo di questi compromessi è alto. E controproducente.

Finirai col non fare colpo su nessuno, nemmeno su chi sarebbe naturalmente attratto dal tuo modo di fare ed essere. Parlare a tutti è uno dei grandi errori nonché illusioni della comunicazione e marketing. Non funziona.

Il consumatore è cambiato e continua a cambiare e la sua evoluzione non pare sia destinata ad arrestarsi. È esigente, consapevole, informato. È infastidito dai messaggi promozionali, diffidente e cerca di difendersi dallo “spam” della pubblicità. E come dargli torto, siamo esposti a 5.000 promozioni al giorno e 25.000 nuovi prodotti all’anno (fonte)!

L’unico modo per farsi strada in questo mondo rumoroso è parlando con le persone che corrispondono al tuo cliente ideale. Il tuo messaggio dovrebbe essergli cucito su misura e avere un senso. Nei contenuti utili, di qualità e generosi, dovresti permettergli di riconoscersi, imparare, sorridere, sorprendersi, entusiasmarsi, ispirarsi. A tal punto da voler parlare con gli amici del tuo brand, di come sei bravo, attento, sensibile o qualsiasi altra cosa tu faccia meravigliosamente e senza uguali. Perché:

La pubblicità diretta a tutti è inutile. Occorre indirizzare a persone interessate e influenti che, starnutendo, diffondono il virus.

Seth Godin

E per arrivare a questo obiettivo ci vuole lavoro di auto-riflessione, ascolto e ricerca per conoscere il tuo cliente ideale. A questo servono i famosi identikit del cliente ideale oppure Buyer Persona.

Il risultato di questo lavoro sarà una comunicazione:

  • più incisiva ed efficace

  • basata sulle relazioni “vere” e autentiche

  • che risponde meglio alle esigenze dei clienti

  • ispira fiducia

  • ti permette di raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato

  • facilita l’acquisizione di nuovi clienti.

E chi ti sceglierà sarà disposto a pagare anche un po’ di più per avere esattamente quello che cerca.

La mia esperienza

Sono arrivata in Italia esattamente 16 anni fa e in Serbia sono stata una giornalista abbastanza affermata. Avevo alle spalle più di 8 anni di esperienza e una gavetta che mi ha portato a essere la cronista incaricata della pittura e delle belle arti in generale.

Ho cercato subito uno stage gratuito per conoscere il mondo dei media in Trentino. Una stazione TV locale mi ha risposto e ho fatto il colloquio con la giornalista che avrei dovuto affiancare e con il capo redattore. Entrambi erano entusiasti di lavorare con me. Erano curiosi, ben disposti, interessati alla mia esperienza e al contributo che avrei potuto portare alla redazione.

Il loro entusiasmo mi aveva contagiata visto che davano la collaborazione per certa salvo l'ultima formalità dell'incontro con il presidente. E invece, il colloquio è durato pochi istanti perché non appena si è reso conto che sono serba mi ha liquidata dicendomi che il trentino medio non ama gli stranieri non solo in video ma nemmeno dietro le quinte.

"Vai in Veneto oppure in Lombardia perché sono più aperti ma qui da me non c'è niente che tu possa fare". Era stato molto chiaro!

Ero così scoraggiata che mi sono portata dietro, del tutto inconsapevolmente, quella sensazione di inadeguatezza anche quando - successivamente - mi sono costruita una carriera nel mondo della comunicazione e organizzazione di eventi in un prestigioso centro di ricerca.

Me ne sono resa conto del peso che mi portavo dietro solo l'anno scorso quando ho iniziato a pensare a mettermi in proprio. Durante una delle sessioni con la job coach Danila Saba, che mi ha aiutata nella primissima fase quando non sapevo ancora se cercare un altro lavoro o optare per un'attività freelance, le ho confessato che qualora avessi deciso di mettermi in proprio avrei dovuto in qualche modo mascherare la mia provenienza. La domanda che mi fece è stata per me illuminante:

“Ma tu davvero vorresti lavorare con qualcuno che ti giudica in base alla tua provenienza?”

Solo allora ho capito quanto quell'esperienza, lontana e apparentemente dimenticata con il presidente della TV locale, mi stava condizionando e limitando!.

Non solo ho messo in chiaro, sul sito, nelle presentazioni e sui social media, il mio nome evidentemente straniero, ma ho scelto di fare un logo in cirillico, così per non sbagliarmi! Ho deciso di farne un punto di forza e di respingere consapevolmente chi poteva avere da ridire qualcosa sulla mia provenienza!

Nonostante tutto, mi sento in dovere di difendere i miei cari trentini da un personaggio che voleva dipingerli come razzisti claustrofobici. Niente di più lontano dalla mia esperienza! A parte quell'episodio, mi sono sempre sentita ben accolta e mai giudicata. Ho sempre incontrato persone curiose e rispettose e spesso ero sorpresa dal loro amore e dalla loro passione per le località, la cultura e le tradizioni dell’ex Jugoslavia.

Il mio cliente ideale, quello che immagino scrivendo anche questo blog post, per il quale ipotizzo i miei servizi e cerco di renderli sempre più adatti alle sue esigenze, rispondendo alle sue domande e ai suoi dubbi, è cosmopolita, ha una mente aperta e curiosa, gli piace viaggiare, esplorare, ama il suo lavoro e lo fa secondo principi solidi e altruistici. Crede nella diversità che arricchisce. Lavora con passione ed è sempre alla ricerca dell’eccellenza e dell’innovazione.

So che non è un servizio per tutti, ma va bene così!

Quali sono i tuoi blocchi? Cosa pensi di non poter esprimere per paura di perdere clienti? Per favore scrivimi nei commenti.


 

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